quarto stato

sabato 7 gennaio 2012

Uscire dalla crisi senza offendere la nostra intelligenza

Non so voi, ma io continuo a non credere che per uscire dalla crisi bisogna falcidiare, sino quasi ad abbatterlo, lo stato sociale, cioè l'unica vera idea restata per una reale distrubuzione della ricchezza in termini di equità e giustizia sociale.
Ad ogni manovra, un po' per volta, sta venendo meno qualcosa di pubblico, qualcosa che appartiene a noi tutti, quasi la privatizzazione di beni e servizi pubblici fosse la panacea per restituire lavoro, diritti e una sicurezza per il domani.
Certo, al governo Monti va riconosciuto il pregio di aver palesato la reale situazione del Paese, dopo anni di bugie e sottovalutazioni della situazione (una vera mistificazione o, se volete, virtualizzazione della realtà) operata dall'esecutivo del sig.B.
Sia chiaro, però, che questo riconoscimento non significa affatto fiducia cieca rispetto le scelte operate dal nuovo governo, scelte che offendono l'intelligenza se portano a credere che si esce dalla crisi ritornando soldi al sistema finanziario, risorse che ottenute abbattendo quell'unico strumento reale di redistribuzione della ricchezza rappresentato dallo stato sociale o negando e riducendo la sfera dei diritti.

Voglio proporre all'attenzione di chi passa per queste pagine la rilettura del 13° Rapporto di Sbilanciamoci proposte, analisi, soluzioni e idee concrete per uscire dalla crisi salvaguardando equità e conquiste sociali. Una vera e propria controfinanziaria su cui vale la pena meditare.

Concludo segnalandovi questo articolo apparso su Rassegna.it (giornale online della Cgil) :Robert Reich: il bene pubblico è in agonia  e il rapporto dell'Ocse, il quale dimostra che negli ultimi 30 anni il dislivello, la forbicetra ricchi e poveri, tra i redditi si è allargata a dismisura. In Italia il 10% più ricco guadagna 10 volte più del 10% più povero. E le cosiddette riforme per accrescere la competitività hanno aggravato la situazione.

A presto
Vladimir

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