quarto stato

venerdì 15 aprile 2011

"Palle di fuoco nel cielo di Quirra". La testimonianza del tecnico che vide gli esperimenti nella base sarda


Nessuno, in cinquant'anni di esplosioni, missili, esperimenti, ha mai raccontato cosa succedeva davvero dentro quella Mururoa sarda che è il poligono militare Salto di Quirra-Perdasdefogu.
I rapporti ufficiali hanno stilato verità di carta, ma chi ha lavorato al suo interno non ha mai dichiarato pubblicamente quale veleno potesse partorire mostri a sei zampe come gli agnelli di Quirra, cosa potesse seminare leucemie, linfomi, aborti in questa parte di Sardegna che la stessa legge ialiana, sul fronte dei risarcimenti, ha assimilato a una zona di guerra, senza rivelarne le cause. L'uranio impoverito, scoria di lavorazione nelle centrali nucleari, è sulla lista degli indagati. Ma non è questo il solo veleno possibile.


Questa è la testimonianza, mai resa prima, di un tecnico dell'Uva, il gigante della metallurgia italiana, e che ha partecipato alle sperimentazioni industriali effettuate nel poligono sardo a metà degli anni Ottanta.

Questa è l'altra faccia di Quirra: quella
dell'industria civile che noleggia la base, la sua terra, il cielo e l'acqua - a 50 mila euro l'ora, secondo fonti non ufficiali - con il lasciapassare dello Stato Maggiore della Difesa.
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Il mio compito era quello di testare le tubazioni d'acciaio prodotte dall'Uva per i metanodotti destinati al mercato americano e russo -racconta l'uomo, che preferisce mantenere l'anonimato per motivi di sicurezza -.
Nel metano sono presenti elementi corrosivi che, nel tempo, possono danneggiare i tubi: era necessario dunque valutarne la tenuta con simulazioni sia di laboratorio, sia in piena scala».

Gli esperimenti dei gasdotti in piena scala avvenivano nel poligono sardo di Quirra-Perdasdefogu, l'unica stazione in Europa nella quale ancora oggi è possibile compiere test di questo tipo. Ad eseguirli non era direttamente l'Uva, ma un suo braccio, il Csm. Il Csm, che sta per Centro Sviluppo Materiali, è un laboratorio di sperimentazione fondato nel '63 dalle maggiori imprese siderurgiche italiane per testare l'affidabilità e la sicurezza di componenti e tubazioni per il trasporto del petrolio e del gas, Sede legale a Roma, il Centro di ricerca è oggi una Spa che nel suo azionariato conta la ThissenKrupp, la Finmeccanica, la Tenaris, il gruppo Eni e possiede una costola proprio presso il poligono di Perdasdefogu, dove effettua gli esperimenti in piena scala. In sostanza, quando l'industria civile ha bisogno di provare "dal vivo" i suoi prodotti prima di metterli sul mercato, si appoggia al Csm che prende in affitto una parte della base militare e compie i test per conto dei committenti. Senza interferenze esterne.


«A metà degli anni Ottanta - spiega il tecnico dell'Uva - la mia azienda mi inviò in Sardegna per seguire i test in piena scala sulle tubazioni per i metanodotti effettuati dai tecnici del Csm su nostra commissione. Obiettivo dell'esperimento era quello di simulare la tenuta delle tubazioni a 25 anni di usura. I test erano due: uno off shore, a terra, l'altro on shore, a mare. Il primo fu eseguito a Perdasdefogu, in località "Le due torri": furono interrati 50 metri di tubazioni da 48 pollici alla profondità di sei metri. Per assistere all'esperimento, ci appostammo a circa due chilometri di distanza dal punto in cui era stato interrato il tubo. Quando avvenne l'esplosione, mi sarei aspettato che si sollevasse una nuvola di polvere, dal momento che secondo le mie informazioni la simulazione sarebbe dovuta avvenire caricando le tubazioni d'aria compressa. Invece vidi alzarsi un'enorme palla di fuoco, che prese la forma di un fungo e cominciò a spostarsi, sospinta dai venti. Rimase a galleggiare nel cielo per circa venti minuti. Non poteva essere aria compressa: l'aria non prende fuoco. Era un gas».

Secondo il testimone, si sarebbe trattatodi acido solfidrico, una sostanza presente nel gas naturale in minima quantità, ma estremamente tossica, caricata nei tubi per esasperare gli effetti corrosivi che l'acido avrebbe provocato nel tempo sull'acciaio.
«L'odore era quello inconfondibile delle uova marce, quello dell'
H2S: io lo riconobbi, perché nei test di laboratorio lo utilizzavo in minime quantità».

L'elenco dei danni provocati dall' acido solfidrico, un gas la cui tossicità è paragonabile a quella del cianuro, è lunghissimo: disturbi neurologici, respiratori, motori, cardiaci, poi aborti e malformazioni genetiche. Non solo: come ha sempre sostenuto la nanopatologa Morena Gatti, da tempo impegnata a dimostrare la correlazione tra la presenza della base e l'altissima incidenza delle malattie a Quirra, sono le combustioni ad altissime temperature, proprio come quella descritta dal tecnico, a creare e diffondere nell'ambiente le nanoparticelle, leghe di metalli pesanti di dimensioni infinitesimali, ma altamente cancerogene.

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Il secondo esperimento si tenne in mare - prosegue il testimone - al largo di Torre Murtas, nel territorio di Quirra. Anche in questo secondo caso l'esplosione fu spaventosa: la colonna d'acqua che si sollevò era alta circa 90 metri, superiore all'altezza della gru posizionata lì vicino per la sistemazione dei tubi sott'acqua: lascio immaginare quale disastro possano causare esplosioni di queste proporzioni sull'ecosistema marino».

I dossier sugli esperimenti in cui venivano riportate la procedura e le sostanze utilizzate sono andati distrutti con la privatizzazione dell'Ilva: ciò che resta è la testimonianza di quest'uomo e quello che hanno visto i suoi occhi. Una testimonianza che apparentemente coincide con delle immagini che il Csm pubblica sul suo sito e che hanno incuriosite la procura di Lanusei, che sulla sindrome di Quirra sta conducendo una coraggiosa indagine per omicidio plurimo con dolo.
Immagini, quelle dei test, che non restituiscono l'odore delle uova marce, ma che raccontano, con spietata nitidezza, il martirio di questa terra.

Paola Medde Unità.it


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Uranio: 'L' Espresso', al poligono di Quirra esplosioni di armi e nubi tossiche

Al poligono di Quirra sarebbero state fatti ‘’brillare giganteschi cumuli di armi e munizioni, con esplosioni avvolte dal silenzio dei militari’’. La rivelazione è del settimanale ‘l’Espresso’, secondo cui, in quei ‘’dodicimila ettari di meraviglia naturale sulla costa sudorientale della Sardegna, convertiti nel 1956 in area per operazioni off limits”, nei decenni “eserciti e aziende di mezzo mondo, incluse quelle italiane, hanno sperimentato armi e materiali segreti”.
L’ipotesi viene fuori dall’intercettazione di un ex militare: ‘’E’ a Cagliari, in casa, e il 3 marzo scorso si sta confidando con la sua ragazza e un amico – ricostruisce il settimanale – Sapesse che c’e’ un registratore, nascosto nella stanza, tacerebbe subito. Invece ignora l’interesse che gli investigatori hanno per i suoi ricordi, e racconta cio’ che ha visto e fatto nel 1997, quand’era militare di leva al Pisq, il Poligono sperimentale interforze Salto di Quirra’’.
‘’Ho fatto un giuramento per non dire niente!’’, avrebbe detto l’ex militare agli amici, ma poi avrebbe svelato, spiega ‘l’Espresso’, ‘’quella che, a suo dire, era un’abitudine consolidata al poligono di Quirra: brillare giganteschi cumuli di armi e munizioni, con esplosioni avvolte dal silenzio dei militari’’. “Li’ hanno brillato tutte le armi di tutto, non solo della Sardegna: di tutta l’Italia”, avrebbe raccontato. E ancora: “Venivano da Milano, da ogni parte arrivavano i camion…”. Secondo il racconto intercettato, i mezzi ‘’entravano nella base e, a circa un chilometro e mezzo dagli uffici di Perdasdefogu, raggiungevano una buca profonda 80 metri: ‘un vulcano’, in cui scendevano mezzi articolati carichi di munizioni e armi’’.
“Uno scenario – riporta L’Espresso – che pone mille domande. Le stesse che muovono il 2 aprile Domenico Fiordalisi, capo della Procura di Lanusei, provincia dell’Ogliastra, il quale scrive alla Procura generale cagliaritana citando proprio, tra le testimonianze raccolte, quella sulle ‘gigantesche esplosioni a Perdasdefogu che avevano provocato nubi tossiche e disperso particelle altamente nocive’”.
“La premessa da cui parte per ipotizzare reati che vanno dall’omicidio plurimo di pastori all’omissione di atti d’ufficio ‘per ragioni di giustizia e sanita’’; dall’omissione dei controlli nel demanio militare, all’omissione di provvedimenti amministrativi e sanitari. Fino al capitolo piu’ delicato e importante: il sospetto, sul quale Fiordalisi indaga da mesi, di ‘introduzione nello Stato, detenzione e porto illegale in Ogliastra di armi da guerra all’uranio impoverito’. Che si lega, in un crescendo inquietante, all’ipotesi del disastro ambientale per ‘dispersione di materiali all’uranio impoverito e materiali radioattivi’: sparsi in parte ‘da vari missili’, e in parte dal brillare al Pisq ‘tutte le munizioni e bombe obsolete d’Italia, senza cautele per l’ambiente e la salute umana e animale’”.

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Quirra, l'agnello a due teste. Video su tutta l'inchiesta fonte Rainews24
Il poligono della morte Salto di Quirra . Articolo di Mariella Cao

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