Interrogazioni del capogruppo del Pd in commissione Difesa e di Giulio Calvisi
LA MADDALENA. Come una violenta
scossa di terremoto. La notizia del trasporto di un colossale carico
d'armi su traghetti passeggeri, dall'isola-bunker di Santo Stefano fino a
Civitavecchia, scuote nel profondo il mondo della politica riaprendo
antiche ferite. È la crudezza stessa della notizia ad imprimere
un'accelerazione al dibattito sulla presenza militare in Sardegna. Sul
suo ruolo, sui suoi metodi e, soprattutto, sul suo enorme peso sulla
vita dell'isola. La notizia del trasporto delle armi non può infatti non
coniugarsi con il blocco delle esercitazioni in Sardegna voluto dal
Comitato misto paritetico sulle servitù militari, dopo gli sviluppi
dell'inchiesta giudiziaria sulle attività nel Poligono del Salto di
Quirra. O con le ombre che si sono proiettate sul Teulada, dove è stata
segnalata la presenza di personale militare iraniano, interessato ai
test sugli elicotteri da combattimento Mangusta.
La reazione del capogruppo del Pd in Commissione Difesa, Gian Piero
Scanu, è molto forte: «La gravità della notizia del trasporto di un
enorme carico di armi dai depositi di Guardia del Moro alla Penisola,
utilizzando traghetti passeggeri, è grave e sconvolgente. Martedì
presenterò un'interrogazione urgente al ministro della Difesa e alla
presidenza del Consiglio dei ministri con la richiesta di una corsia
preferenziale». Dunque, Scanu chiede immediatamente chiarezza. Ma per il
senatore del Pd l'episodio riapre un ventaglio di dubbi che possono
essere affrontati in chiave politica solo su un piano più generale. Dice
infatti Scanu: «Non basta la verifica dei fatti circoscritta a questo
gravissimo episodio. Perché diventa naturale chiedersi se, quelli
utilizzati in questa circostanza, siano protocolli normali per le forze
armate. Se cioè esistono precedenti. Per questo è necessario riaprire il
confronto politico sul tema complesso della presenza militare
nell'isola, ridefinire ruoli, spazi, attività e soprattutto garanzie per
la salute e per la limitazione dei rischi». Scanu conclude chiedendosi
perché la Marina abbia deciso di liberare il deposito proprio ora: «Che
la decisione sia legata al fatto che La Maddalena interessi di nuovo
agli Stati Uniti e alla Nato?».
Anche sul fronte della Camera dei deputati la notizia del trasporto
delle armi sequestrate nel 1994 al miliardario russo Alexander Zhukov ha
creato un piccolo sisma. Il democratico Giulio Calvisi annuncia
un'interrogazione urgente. «Sono esterrefatto. La prima cosa da capire è
se per le autorità militari sia una procedura normale far viaggiare
carichi su vettori passeggeri invece di utilizzare naviglio militare,
con il quale sono garantite tutte le condizioni di sicurezza. A quanto
risulta, la Marina non ha smentito la notizia, ma si è limitata a dire
che il materiale era stato messo in sicurezza».
Calvisi inquadra poi la vicenda nel disastrato scenario maddalenino: «È
l'ennesimo episodio poco chiaro che si consuma nell'arcipelago dopo il
G8 mancato, la riconversione economica che non c'è stata e le bonifiche
non fatte. Su questo punto c'è molta opacità. Per esempio, non si sa
neppure dove siano andati a finire i rifiuti tossici, se e dove siano
stati smaltiti o se siano stati nascosti da qualche parte».
«Per finire, poi - dice ancora Calvisi - c'è il capitolo delle
dismissioni. Un processo non lineare e che ora rischia di complicarsi.
Nonostante le smentite della Difesa e del ministro La Russa, infatti,
sembra che le forze armate vogliano indietro aree e strutture. Perché
questo ripensamento? Forse perché La Maddalena deve tornare a essere
strategica in uno scacchiere militare internazionale?».
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