Controlli pilotati per non vedere i
danni ambientali causati dalle guerre simulate a Perdasdefogu e Quirra.
Società che dovevano assumere il ruolo di controllori per conto della
Nato ed eventuali inquinatori del poligono che fanno capo agli stessi
gruppi imprenditoriali. E poi le scelte dei campioni da esaminare,
indirizzate a senso unico: assolvere il poligono.
ALTRI DUE INDAGATI
Il quadro che emerge
dall'inchiesta coordinata dal procuratore di Lanusei Domenico Fiordalisi
appare sempre più chiaro e inquietante. Da ieri ci sono altre due
persone iscritte nel registro degli indagati.
Si tratta di due esperti della società S .G. S. di Torino (gruppo Fiat).
L'accusa di falso ideologico:
nella relazione finale del loro lavoro di monitoraggio ambientale del
poligono di Quirra, costato due milioni e mezzo di euro finanziati dal
Ministero della Difesa ed esposta ai sindaci della zona lo scorso primo
febbraio, avrebbero omesso di evidenziare che la concentrazione di
piombo, alluminio, bario e tungsteno rinvenuta nei licheni esaminati a
Quirra fossero causati dalle attività militari («dipendono dalla natura
dei suoli», avrebbero chiosato dalla S. G. S., senza i necessari
accertamenti scientifici).
LE PECORE
Ma gli esperti scelti dalla Nato
non avrebbero neanche evidenziato le particelle metalliche ritrovate nei
polmoni delle pecore. Adottando una strategia contestata dalla Procura:
anziché confrontare gli animali che pascolavano nel poligono con quelli
di un'altra realtà geografica distante, per esempio il Campidano, li
avrebbero raffrontati con quelli che gravitano nella stessa zona,
probabilmente contaminata dalle identiche nano particelle cancerogene:
cioè con le pecore di Quirra.
L'ENEA
A smontare il rapporto della S.G.S sono state le veterinarie dell'Enea Fiorella Carnevali e Marta Piscitelli, su incarico della Procura.
Un parere che a questo punto rende superfluo e inutile quello dei
Comitato di esperti presieduto dal medico Antonio Onnis, che su incarico
dei vertici militari e degli enti locali della zona tra Ogliastra e
Provincia di Cagliari doveva convalidare i dati del monitoraggio
ambientale della Nato.
NO AI PASTORI
I pareri pervenuti alla Procura di Lanusei dicono anche altro.
Secondo la dott.sa Gatti,
docente universitaria a Modena, la presenza dei pastori nella zona del
poligono è incompatibile dal punto di vista ambientale e sanitario: «Le
polveri dei test contaminano aria, suolo e acqua e possono fare lo
stesso con persone, animali e piante. Non basta sgomberare il poligono
per le poche ore dei test. Gli effetti delle esplosioni rimangono a
lungo».
SCATOLE CINESI
Inoltre emergerebbe anche un pericoloso intreccio di società collegate al poligono. Tra i clienti del Salto di Quirra ci sono la Oto Melara che appartiene a Finmeccanica, a sua volta nel consorzio Iveco-Fiat-Oto Melara. La stessa Vitrociset, che controlla i radar del poligono, fa parte del gruppo Selc, controllato da Finmeccanica.
E il consiglio di amministrazione della S. G. S., che doveva controllare gli eventuali danni all'ambiente di tutte questa società, è presieduta da Sergio Marchionne, amm.delegato anche della Fiat.
Una situazione già denunciata sul nostro giornale dal comitato “Gettiamo le Basi”.
di Paolo Carta L'Unione Sarda
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