quarto stato

giovedì 29 dicembre 2011

Quirra: no all'affossamento della verità

Uranio, guerra tra periti
La Sgs smentisce Zucchetti: i calcoli sono sbagliati

Polemiche tra esperti della Procura e della difesa sulle analisi di un agnello nato con due teste nel Salto di Quirra. Il sindaco Mura: «Un danno alla nostra immagine».

Uranio impoverito a Quirra? C’è chi dice sì e c’è chi dice no. E sui tavoli del Procuratore di Lanusei Domenico Fiordalisi, che indaga sui presunti rapporti tra le guerre simulate e l’insorgenza di tumori e leucemie nella zona attorno al poligono di Quirra, va in onda una sorta di anteprima di quel che potrebbe accadere nell’eventuale processo sulle responsabilità penali.

A Roma intanto il presidente della commissione uranio impoverito, Rosario Giorgio Costa, dopo i sopralluoghi in Sardegna, afferma che la scienza oggi non può stabilire un nesso tra esposizione a certe sostanze ed insorgenza a determinate malattie. «Ma teniamo sotto controllo anche i vaccini, lo stress, le polveri sottili. E in ogni caso, abbiamo stanziato 9 milioni di euro per risarcire 98 soldati malati dopo le missioni all’Estero o il servizio nei poligoni sardi».

martedì 27 dicembre 2011

Magistratura. Morti sul lavoro, allarme da Torino

Lo Stato smantella i pool specializzati

La normativa sulle rotazioni decennali obbliga i sostituti più esperti in materia a cambiare settore o sede. Decimato il gruppo che ha ottenuto risultati importanti nei casi Thyssen e Eternit. La richiesta di una Procura nazionale ad hoc. Oltre mille vittime nel 2011

 

Lo Stato sembra abdicare nella difficilissima battaglia per la sicurezza sui posti di lavoro. Non lo dice esplicitamente, ma, di fatto, agisce "come se" nel momento in cui, l'applicazione delle sue stesse norme porta praticamente a smantellare pool di provata esperienza come quello di Torino impegnato nelle delicatissime questioni della Thyssen 1e della Eternit 2. La norma in questione è quella cosiddetta della "decennalità" (dl 160/2006) in base alla quale i magistrati, ogni dieci anni devono "ruotare" e cambiare settore d'impegno. Norma che, ovviamente, ha una sua ratio e dovrebbe impedire il "fossilizzarsi" dei magistrati in un campo d'attività e far affluire forze nuove nei settori di maggiore specializzazione. Tutto bene salvo il fatto che, a Torino, entro la fine dell'anno, sei sostituti procuratori su nove che fanno parte del pool che si occupa di sicurezza sul lavoro saranno costretti a cambiare attività o sede (in totale gli spostamenti sono 13), a Milano sono 17, a Roma 11, a Padova 9, a Reggio Emilia 7. Ad essi subentreranno, tutti in una volta, colleghi  che, evidentemente, non hanno conoscenza adeguata della materia e impiegherebbero mesi per formarsi una certa esperienza. Il tutto a scapito di tecniche e procedure consolidate che hanno permesso al gruppo torinese che si è raccolto intorno al procuratore Raffaelle Guariniello di ottenere brillanti successi portando a sentenza con rapidità ed efficacia casi di estrema delicatezza e di grande rilevanza come, appunto, la Thyssen e la Eternit. 

domenica 25 dicembre 2011

Ministra Fornero, se ci sei batti un colpo

Oltre 1100 vittime: l'ecatombe dei morti sul lavoro
La tragedia italiana che non va dimenticata

“I morti sul lavoro dall’inizio dell’anno sono complessivamente più di 1100, di cui 655 sui luoghi di lavoro, e tutti documentati”. Sembra proprio un’ecatombe l’introduzione alla più aggiornata analisi pubblicata dall’Osservatorio Indipendente di Bologna sulle Morti per Infortuni sul Lavoro, proprio dieci giorni dopo a quella data maledetta (12.12.11) che vale come un punto di non ritorno, con il superamento di tutte le vittime dell’intero 2008, l’anno peggiore per le morti bianche da quando l’Osservatorio svolge il suo costante e minuzioso lavoro di monitoraggio.

“Si può dire con amarezza che sulle morti sul lavoro l’Italia è un Paese unito – scrive Carlo Soricelli – Amministrazioni di centrosinistra o di centro destra, regionali e provinciali, al centro nord e come al sud hanno la stessa mancanza d’attenzione verso categorie che non hanno una forte organizzazione sindacale che esercita controlli sui luoghi di lavoro”. Si contano infatti i morti in agricoltura e in edilizia, spesso in sub appalto e spesso in nero, per un 60% del totale che ha un sapore amarissimo, e a cui nessuno sembra voler porre rimedio.

venerdì 23 dicembre 2011

Morti sul lavoro, proposte interessanti

Sicurezza sul lavoro
"Serve una Procura Nazionale"

Tempi lunghi della giustizia e tempi brevi per i magistrati
di Santo Della Volpe per Articolo21


Basterebbero 5 righe per non interrompere il lavoro di anni  e la prospettiva di creare una Procura Nazionale per la Sicurezza sui luoghi di lavoro: 5 righe di modifica all’articolo 19 del decreto legislativo n. 160/2006 che potrebbero recitare così: “le disposizioni dei commi 1,2 e 2-bis del presente articolo non si applicano ai magistrati che esercitano funzioni giudicanti e requirenti di primo e secondo grado addetti alle sezioni e ai gruppi di lavoro specializzati nella trattazione dei procedimenti penali aventi per oggetto reati commessi con violazione delle norme sulla tutela della salute e sicurezza durante l’attività lavorativa”.

Precari. Lettera aperta al ministro Fornero

 Spett. ministro del Welfare Elsa Fornero,

siamo precarie e precari. Nel lavoro. Nel reddito. Nel welfare. Nei diritti. Negli affetti. Nelle tutele. Nell’accesso ai saperi ed ai consumi. Nell’esercizio della cittadinanza. Nei sogni, nel tempo. Siamo precari e precarie e non lo abbiamo scelto. Siamo i milioni di collaboratrici e collaboratori a progetto, partite iva, interinali, stagiste e stagisti, lavoratrici e lavoratori in affitto. Siamo il motore di un’economia in crisi e al contempo i primi soggetti sacrificabili.

giovedì 22 dicembre 2011

"Sindrome di Quirra", spuntano nuove testimonianze

Uranio, denunciati altri 14 casi. Il sito Vittimeuranio.com ha pubblicato 14 testimonianze dirette, alcune recentissime di altrettante possibili vittime della cosiddetta "Sindrome di Quirra", nell'area del poligono sperimentale interforze del Salto di Quirra, in Sardegna, su cui la Procura di Lanusei ha aperto un'inchiesta nel gennaio scorso.  

I casi raccolti negli ultimi tre anni riguardano quattro morti e dieci persone gravemente malate, al momento della denuncia. "Storie", segnalate da Francesco Palese, responsabile di Vittimeuranio.com, "che potrebbero essere approfondite da chi sta indagando sul fenomeno e che, per questo, mettiamo a disposizione degli organi competenti a cominciare dalla Procura della Repubblica di Lanusei e dalla Commissione parlamentare di inchiesta".  

"I casi di morte", spiega il giornalista, "riguardano un bambino di appena un mese, figlio di un militare, morto per un tumore al rene; la moglie di un militare, malato di cancro, deceduta per la stessa malattia, che viveva a pochi metri dal poligono; e ancora due militari. Tutti hanno operato nel poligono di Quirra. 
I casi di malattia riguardano militari ma anche civili affetti da linfomi, leucemie e altre patologie neoplastiche".
fonte AGI

mercoledì 21 dicembre 2011

Morti per uranio impoverito

Sono circa cento le vittime provocate dalle operazioni svolte dentro i poligoni sardi. Indennizzi ai familiari e nuove indagini sulla contaminazione del territorio

Quattro esperti dell’Istituto superiore di Sanità, e tre tecnici della regione Sardegna guideranno la prima indagine epidemiologica sanitaria nei tre poligoni militari sardi di Quirra, in Ogliastra, quello di Teulada, nel sud ovest della Sardegna, e quello di Capo Frasca, nell’oristanese.
La decisione è scaturita nel corso di un workshop, convocato a Cagliari dall’assessorato regionale della Sanità sul tema relativo ai problemi del salto di Quirra. All’incontro era presente anche la commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito, guidata da Rosario Costa, che, insieme ai colleghi, ha visitato per due giorni i poligoni isolani.

sabato 17 dicembre 2011

L'ultima giravolta del partito senza memoria

Nel dibattito parlamentare sulla manovra è andata in scena una recita a soggetto che per molti mesi ancora accompagnerà la destra. Alla decadenza del confronto pubblico non sembra esserci più argine. Mentre il Paese si sta giocando la sopravvivenza, a destra si dividono i ruoli in commedia. Da una parte c’è chi cerca di smarcarsi da un governo votato ma poco gradito. E dall’altra chi assume i toni agitatori e annuncia una chiamata alle armi per una battaglia all’ultimo sangue.

La Lega è la più triviale manifestazione di quella sfacciata politica che, diceva Machiavelli, ha una doppia anima, una in piazza e una in palazzo. Dopo aver occupato così a lungo il potere, ed essersi anche distinta per la solerzia nell’attacco ai diritti sindacali (l’imposizione dell’arbitrato nelle controversie di lavoro venne schivato dal Colle che negò la firma), ora il Carroccio scopre una improbabile anima proletaria. È ridicolo passare dalle auto blu, dai fastosi consigli di amministrazione e dalle allegre cene di Arcore ai proclami insurrezionali redatti in nome degli umiliati e offesi.

Con la insulsa sceneggiata di vestirsi in aula con gli abiti operai, le satolle truppe di Bossi cercano di far dimenticare (troppo in fretta!) la loro responsabilità storica per la crisi e la decapitazione del diritto del lavoro. Il famigerato articolo 8 contenuto nella manovra estiva era stato difeso con le unghie anche dalle camicie verdi. Pure nelle occasioni più cupe, la Lega ha fatto da sentinella alle volontà di rottura di ogni coesione sociale sprigionata da Sacconi.

Per una mai dissimulata ingordigia di potere, la Lega ha calato le braghe sulla vicenda Milanese e ha scritto in atti parlamentari che Ruby era la nipote di Mubarak. Proprio il partito del ministro degli Interni ha poi protetto i sodali di maggioranza accusati di collusione con la mafia e la camorra. Sono stati anni fallimentari che hanno devastato l’economia e decurtato i fondi per i servizi locali (alla faccia del federalismo fiscale). Invece della sofferta meditazione sulle malefatte, il Carroccio preferisce dare fuoco alle polveri e coprire le sue colpe epocali sotto il fumo compiacente che tutto oscura.

Uno spirito di rivolta agita anche il Cavaliere ritornato parlante pur di ottenere il rapido oblio sulle responsabilità che hanno provocato il disastro. Il suo piano è di una semplicità infantile. Se le cose, come si augura, non daranno segnali di ripresa, il discredito ricadrà soprattutto sulle vecchie forze d’opposizione contagiate dal governo tecnico. E il Cavaliere potrà risorgere dalle ceneri una volta ancora come il nuovo che avanza dopo i salassi amari delle tasse volute dai truci poteri forti.

L’antipolitica è l’eterna sua carta. Al populismo contro il tecnogoverno cavalcato con impeto da Ferrara si aggiunge ora il rusticano anticapitalismo di Di Pietro. Per il miraggio di avere qualche pugno di voti in più, il partito neoideologico e veteropersonale dell’ex magistrato manda in aria ogni prospettiva coalizionale. Si apre un ciclo insidioso di insana demagogia. La ossessiva campagna antipolitica che il giovedì va in onda a reti unificate, e ogni giorno conquista i titoli conformistici della grande stampa d’opinione, sono una gradita boccata d’ossigeno per il Cavaliere e per chiunque coltivi il progetto di una uscita da destra dalla crisi di sistema.

Colpire le cariche più prestigiose e minare i partiti rientra nel disegno di chi rispolvera persino il caldo concetto novecentesco (ed eversivo) di stato di eccezione per dipingere il ruolo del capo dello Stato, reo di aver sospeso la legalità costituzionale e sospinto le istituzioni in una bellica terra di nessuno priva di garanzie legali e senza più custodi! Berlusconi si è detto già pronto a rivendicare il potere supremo di dare ordini dopo il tempo inutile del «disperato Monti».

L’antipolitica che ha arruolato tanti interpreti cerca ora di saldare il grave disagio sociale con la auspicata crisi dei partiti più sensibili ai richiami del bene pubblico. Lo scenario di una contrazione della democrazia in tempi di recessione non è da fantapolitica. L’antipolitica si arresta solo con partiti dalle radici sociali solide. La sinistra ha modificato su molti punti la manovra, correggendone palesi distorsioni e clamorose omissioni. La battaglia però continua.

Dalla crisi non si esce certo con la mistica del rigore. Servono le grandi idee della sinistra: crescita, dignità del lavoro, lotta alle ineguaglianze, sostegno alla domanda e quindi al reddito, politiche pubbliche, ricostruzione su base europea di un controllo politico del ciclo economico, della moneta e dei flussi finanziari. Anche nell’emergenza, le differenze con la destra restano abissali e solo le idee della sinistra possono battere la crisi.
di M.Prospero www.unità.it