quarto stato

giovedì 26 maggio 2011

Svolta nell'inchiesta: Quirra, s'indaga per omicidio

Dopo le rivelazioni del supertestimone ora s'indaga per omicidio volontario

Caso Quirra, la Procura di Lanusei indagherebbe per omicidio volontario, com'era successo nel caso degli incidenti alle acciaierie Thyssen del 2007, quando sette operai morirono in fabbrica. Nel processo davanti alla Corte d'Assise di Torino, chiuso in primo grado un mese fa, l'amministratore delegato della società tedesca è stato condannato a sedici anni e mezzo di carcere (13 anni per altri dirigenti). È la stessa strada giudiziaria che starebbe seguendo il procuratore di Lanusei Domenico Fiordalisi, responsabile dell'inchiesta sull'eventuale rapporto tra le attività nel poligono e l'insorgenza di tumori tra i pastori che lavorano nei pressi dell'area militare.
UFFICIALE INDAGATO Nei giorni scorsi sarebbe stato iscritto nel registro degli indagati un alto ufficiale in servizio negli anni Ottanta nel poligono del Salto di Quirra. Avrebbe organizzato e diretto i brillamenti degli ordigni arrivati da tutta Italia per essere smaltiti in Sardegna: esplosioni sospettate di aver creato un disastro ambientale, la contaminazione delle falde acquifere, malformazioni e tumori negli animali.

IL PROCURATORE Fiordalisi smentisce la notizia del procedimento per omicidio volontario, che invece è confermata da altre fonti. Nei prossimi giorni sarebbero previsti i primi interrogatori negli uffici della Procura di Lanusei.
L'INDAGINE Da gennaio il procuratore sta cercando di far luce su quel che accaduto a Quirra dal 1970 a oggi. Il primo a finire nel registro degli indagati è stato il generale Tobia Santacroce, che sarebbe stato uno dei responsabili dei brillamenti altamente pericolosi per l'ambiente: l'ufficiale toscano è accusato di omicidio plurimo colposo e di disastro ambientale. Santacroce, durante un interrogatorio, avrebbe chiarito la propria posizione: «Non mi occupavo di brillamenti o attività operative: gestivo soltanto il personale di leva».
LA SGS Indagati anche due esperti della Sgs, la società del gruppo Fiat che ha vinto l'appalto per il controllo ambientale di suoli e acque nel poligono. Gilberto Nobile e Gabriella Fasciani sono accusati di falso: il sospetto è
che abbiano interpretato i dati ottenuti dalle analisi al fine di dichiarare che il poligono non fosse inquinato, secondo il pm in chiara connivenza con la Difesa in quanto il gruppo Fiat, negli anni, era stato uno dei maggiori clienti del poligono, teatro delle sperimentazioni di alcuni prodotti, armi comprese, realizzati dalla società industriale torinese.
RADIOATTIVITÀ L'inchiesta della Procura di Lanusei ha appurato che per diversi anni le forze armate straniere, oppure le società che affittavano il poligono per i test, erano solite sotterrare i rifiuti pericolosi (pezzi di razzi, parti elettroniche, pneumatici, amianto) in località Is Pibiris, dov'è stata scoperta una discarica vasta un ettaro. Tantissimi ordigni, alcuni non esplosi, sono stati ritrovati anche nei fondali marini davanti a Quirra. In un deposito dove si sono ammalati due soldati di leva (linfoma), sono stati recuperati pezzi di radar radioattivi custoditi, secondo l'accusa, senza rispettare le leggi in materia di sicurezza sul lavoro.

RIESUMAZIONI Il pm Fiordalisi ha disposto anche il sequestro di 19 salme di pastori morti nella zona, per cercare eventuali residui di sostanze radioattive come l'uranio impoverito, rinvenuto nelle ossa di un agnello nato malformato in un ovile del Salto di Quirra da genitori che avevano sempre pascolato tra bersagli e rampe di missili.
Paolo Carta L'Unione Sarda

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Quirra, ecco come muoiono i pastori La spiegazione scientifica

A-Infos (it) Villaputzu (CA): sul Poligono Interforze del Salto di Quirra

“Sindrome di Quirra”: il flop delle multinazionali e il valzer dei ...

interrogazione in commissione C. 5/04761 / Testo interrogazione in ...

domenica 22 maggio 2011

Inchiesta Quirra: parla supertestimone..

Emergono nuove incredibili testimonianze nella vicenda del procedimento giudiziario aperto dalla procura di Lanusei sull’eventuale rapporto tra attività del poligono militare del Salto di Quirra e l’insorgenza di malformazioni e tumori in quella zona della Sardegna. Adesso ci sarebbe un nuovo supertestimone, un ex soldato che afferma di aver lavorato per circa dieci anni nel Poligono sardo e che fa rivelazioni davvero sconvolgenti su quello che succeva all’interno del territorio della base militare.

Di seguito le dichiarazioni di questo nuovo testimone.

... ecco come si inquinava l'acqua

Il nuovo supertestimone, un ex soldato appunto, nei giorni scorsi avrebbe contattato il giornale “L’Unione Sarda” fornendo fotografie inedite e per avere un contatto con gli inquirenti che si stanno occupando del caso. Queste le incredibili dichiarazioni rilasciate al quotidiano isolano:
“Per anni e anni abbiamo fatto esplodere 800 chili di esplosivo al giorno nel poligono di Perdasdefogu, dopo aver scavato buche larghe trenta metri e profonde anche venti. Brillamenti capaci di sprigionare nubi nere e bianche, che raggiungevano Quirra o Escalaplano a seconda del vento. In quelle buche poi si raccoglieva l’acqua delle piogge, si abbeverava il bestiame, e poi i veleni filtravano nelle falde sotterranee”.
“Voglio raccontare le cose come stanno, la magistratura deve sapere la verità e accertare quel che è avvenuto non solo a Perdasdefogu ma anche a Capo Frasca. Nel poligono della costa di Arbus abbiamo contato diciotto morti di tumore, il nostro sospetto è che anche in quel caso le acque inquinate possano avere creato gravissimi problemi di salute a persone e animali”.
“Per dieci anni – ha detto l’ex militare – ho lavorato proprio al brillamento delle armi da smaltire in arrivo da tutta Italia. Speciali convogli ferroviari trasportavano gli armamenti sino al porto di Genova, poi il viaggio in una nave speciale sino a Porto Torres, quindi sino al deposito di Serrenti. Le campagne di brillamenti a Perdasdefogu duravano venti giorni al mese per intere stagioni. C’era tutta una procedura per realizzare le buche, per far esplodere le munizioni. No, non sono un artificiere, non sono in grado di dire quali tipi di munizioni o bombe venivano distrutte a Perdasdefogu. Di sicuro dovevamo rifugiarci dentro i camion dopo il botto per evitare di respirare le polveri nere o bianche o grigie che oscuravano il sole. Un mio collega si è ammalato ed è morto di tumore. In quei terreni poi pioveva, si creavano pozze dove si abbeveravano gli animali. Tutto ciò avveniva a Perdasdefogu e anche a Capo Frasca, dove ho lavorato ugualmente per tanti anni. E dove ho assistito alla malattie di tanti amici, tanti colleghi, tanti lavoratori”. Secondo il procuratore della Repubblica di Lanusei, Domenico Fiordalisi, queste attività potrebbero aver avvelenato suoli e falde acquifere del Salto di Quirra. L'ipotesi è che un piccolo impianto di potabilizzazione abbia mandato l'acqua contaminata sino ai rubinetti delle case di Quirra, soprattutto di una parte della frazione, quella dove si è registrato il più alto numero di tumori.
fonte Virgilio Notizie, L'Unione Sarda, Sardegna Blog

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Sindrome di Quirra: la resa dei conti e la matrioska delle commissioni d’inchiesta.

mercoledì 18 maggio 2011

Finalmente!



VINTA dal Pd la corsa per Torino e per Bologna, bisogna ancora giocare il secondo tempo della partita per Napoli e per Milano, coi ballottaggi. Ma dopo quasi vent'anni la percezione dei cittadini oggi è che l'Italia abbia deciso di voltare pagina, stufa delle bugie, del parossismo, dell'estremismo che Silvio Berlusconi ha disseminato a piene mani nella campagna elettorale, spinto dall'ansia per un giudizio popolare non soltanto sul suo governo, ma sull'insieme della sua avventura politica. Mentre ancora si deve scegliere il sindaco, quel giudizio c'è stato, e netto. Il Paese vuole cambiare. Ha riscoperto il diritto di credere che il cambiamento è possibile.

È come la riscoperta della politica. Perché quel che è mancato in Italia, negli ultimi due anni, è proprio la politica, nel Paese e nel governo. Entrato a Palazzo Chigi con una maggioranza parlamentare enorme, il Premier l'ha distrutta con le sue mani, confermando nella frattura con Fini quell'incapacità di esercitare la leadership che già aveva manifestato nel '94, rompendo con Bossi. Ha cercato di rimediare comperando singoli parlamentari in offerta speciale, garantendosi così i numeri per le leggi ad personam, confezionate per tagliare prescrizioni e allungare processi, in modo da sfuggire ai suoi giudici e all'uguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Ma oltre i numeri non ha saputo costruire una strategia, un'alleanza e soprattutto una politica, perché non sono in vendita sul mercato.

Il risultato è un Paese non governato, senza politica estera, senza credibilità internazionale, con una politica economica che bypassa il Premier, prigioniero di un mantra che oscilla tra il negazionismo della crisi e della mancata crescita e il velleitarismo liberista del taglio delle tasse. Tutta l'energia politica del governo è stata prosciugata dall'ossessione giudiziaria del Cavaliere, che ha precipitato e imprigionato due anni di legislatura nella ricerca della sua salvaguardia personale, trasformando l'abuso in privilegio e la difesa di un imputato in affare di Stato. Il risultato è un cozzo istituzionale tra i poteri della Repubblica, sottoposti ad una prova di forza continua, con un'opinione pubblica sollecitata in una tensione permanente, con le categorie primordiali dell'amore e dell'odio, dell'amico e del nemico, della congiura, della metastasi e dell'eversione.

Non si è inteso bene qual era (e qual è, ancora) la posta in gioco in questo test elettorale. Per evitare la conferma popolare del suo declino, il Premier ha tentato il tutto per tutto con una spallata nel suo territorio più simbolico, Milano, dov'è nata la leggenda dell'uomo che si è fatto da sé, e dunque può ben rifare l'Italia. Se lo sfondamento fosse riuscito, il Capo del governo si sarebbe rivolto al sistema politico-istituzionale e ai suoi vertici con una pretesa finale, che già i suoi araldi avevano anticipato: l'anomalia del berlusconismo è semplicemente troppo grande per poter essere risolta, e comunque il consenso popolare l'ha superata e benedetta. Dunque se ne prenda atto. D'altra parte il Paese è stanco delle tensioni e sfibrato dai conflitti. Possono cessare d'incanto: basta che la democrazia si adegui, che la costituzione si adatti, che gli istituti di garanzia si subordinino, accettando che il Premier sia definitivamente sovraordinato rispetto ad ogni altro potere, libero da ogni controllo, finalmente e felicemente sovrano, al posto del popolo, in attesa di assurgere al Quirinale. Il sistema, stravolto ma infine sedato, troverebbe così una sua nuova e deforme coerenza, nel momento in cui la biografia del Capo con le sue necessità diventa fondatrice di un nuovo ordine.

È a tutto questo che gli elettori hanno detto di no, prima ancora di scegliere i sindaci, con i ballottaggi ancora aperti. Hanno capito la portata della sfida, e hanno già saputo rispondere. Dimezzando le preferenze personali di Berlusconi a Milano, cancellando (872 voti su un milione di votanti) quel Lassini che paragonava i magistrati ai brigatisti con manifesti poi benedetti direttamente dal Cavaliere, bocciando al primo turno la Moratti col 41,6 per cento, fermando la Lega nella sua capitale, mandando Pisapia in testa al ballottaggio col 48,1 per cento, a dimostrazione che le menzogne, il livore, gli attacchi alle persone e il fanatismo non passano nemmeno tra la borghesia milanese, perché c'è un limite, persino in Italia. Soltanto in questo Paese un candidato sindaco che viene dalla sinistra radicale può essere accostato al terrorismo - attraverso un falso - e può essere presentato come un politico che vuole consegnare il sagrato del Duomo agli "infedeli". Col risultato che il Paese, finalmente, non ci sta.

Che tutto questo sia accaduto a Milano è molto importante. Qui, dove si svolge il processo Mills, gli elettori stanno scoprendo che il mito fondatore dell'avventura imprenditoriale e politica berlusconiana è bacato, perché la Mondadori è stata acquisita con la truffa, così come il potere terminale della Prima Repubblica - il Caf di Craxi, Andreotti e Forlani - aveva benedetto la scalata televisiva. Oggi Milano sembra ribellarsi a quella favola e alle suggestioni politiche che ha proiettato sul Paese per vent'anni, assicurando riforme, decisionismo, semplificazione, cambiamento. L'Italia è bloccata e impantanata, e il berlusconismo che aveva promesso di liberarla la tiene prigioniera di interessi privati, personali e inconfessabili.

Milano è anche il cuore dell'alleanza tra la Lega e la destra. E Bossi oggi deve prendere atto che quell'alleanza non paga, al di là delle auto blu che portano i leghisti a Roma a tenere il sacco berlusconiano delle leggi ad personam, a dire in Parlamento sì alla menzogna spaventata del Premier su Ruby nipote di Mubarak, a tradire la fiducia nella legalità della base padana, a reggere una politica ideologica sull'immigrazione con un Premier che ha cambiato cinque volte posizione sulla "primavera" dei Paesi arabi: entrando nei vertici internazionali con una posizione per uscirne con la posizione opposta, senza nemmeno aver consultato la Lega.

Ma è il mondo più intimo del berlusconismo, quel partito senza regole, senza autonomia e senza libertà che sta scoppiando per il soffocamento di un carisma autoritario che non ammette il confronto e i distinguo, nell'atrofia vagamente idolatra della riduzione del maggior partito italiano al destino di uno solo, nel vuoto della mancanza di ogni dibattito interno, con gli ex colonnelli ridotti a caporali nei signorsì delle comparsate di una televisione militarizzata. Perché non basta più nemmeno l'eccesso, l'accumulo, l'abuso, la forzatura continua se manca la politica: per fortuna della democrazia, che di politica ha bisogno.

La politica ha riportato il Pd al Nord, dalle cui mappe era stato troppo velocemente cancellato: oggi pesa quanto il Pdl a Milano, ha riconfermato con Fassino il suo primato a Torino, ha rieletto il sindaco a Bologna, porta la destra al ballottaggio a Trieste. Mentre a Napoli è surclassato da De Magistris, dopo un percorso di guerra incomprensibile a chiunque e suicida per tutti nelle primarie. La politica di Bersani, che vuole prima di tutto superare non il berlusconismo ma le sue anomalie, sta incominciando a pagare. A costo zero, con solo l'impiego di un po' di generosità e di preveggenza, un Pd saggio oggi completerebbe l'opera nominando Sergio Chiamparino (autore di un piccolo miracolo torinese) coordinatore delle politiche per il Nord, utilizzando al meglio un'esperienza importante e riconosciuta. Sarebbe un interlocutore sul campo - d'intesa col leader del partito - per i leghisti in libera uscita e i moderati in cerca d'autore: che oggi trovano nel Terzo Polo una forza autonoma dal berlusconismo, e in grado di reggere al gioco al massacro scatenato contro Fini.

Soprattutto l'Italia incomincia a prendere atto che forse sta tramontando l'età del populismo, con il carisma che soffia là dove il leader vuole, inventando partiti e disfacendoli su un predellino. Torna la politica, e non eravamo più abituati. E con la politica, torna il diritto di pensare che il cambiamento è possibile, perché l'Italia non è di Berlusconi.

Ezio Mauro Repubblica.it

REFERENDUM NUCLEARE
GRAZIE SARDEGNA!

domenica 15 maggio 2011

Dopo i sigilli al PISQ di Quirra decretato stato di crisi


La giunta regionale della Sardegna, convocata d'urgenza lo scorso venerdì notte,  ha deliberato lo stato di crisi dopo il sequestro del Poligono interforze del Salto di Quirra da parte della magistratura, deliberando un primo intervento di 500mila euro a sostegno degli allevatori, e chiedera' un immediato tavolo di confronto con il ministero della Difesa affinche' vengano elargiti gli indennizzi ai pastori che non possono più pascolare le loro greggi nell'area.
''Non possiamo abbandonare i pastori al loro destino'', ha detto il presidente Ugo Cappellacci. Alla conclusione della riunione dell'esecutivo, i danni stimati ammontano a circa 700mila euro, soldi che la Regione dovra' anticipare ''sforbiciando'' tra il collegato alla finanziaria, la cui discussione iniziera' mercoledi' prossimo in Consiglio regionale, in attesa dei soldi dello Stato. L'assessore della sanita' ha firmato il decreto che istituisce la commissione per l'analisi epidemiologica per scoprire le cause del presunto inquinamento ambientale e delle morti sospette.

Già da ieri sera erano arrivati diversi appelli affinchè si facesse qualcosa per aiutare i pastori e gli allevatori della zona. "Il sequestro del Poligono interforze del salto di Quirra da parte del Tribunale di Lanusei sfratta i pastori (62 operatori) e le greggi (oltre 10 mila capi) che in quel territorio lavorano da decine di anni, pagando peraltro per il diritto al pascolo.

Tale decisione, da una parte "suscita ulteriore preoccupazione per le condizioni ambientali e per i rischi per la salute di chi in quel territorio ci abita e ci lavora, dall'altra aggrava ancora di più le condizioni economiche e sociali di quel territorio". Lo ha dichiarato il segretario regionale del Partito democratico,
Silvio Lai. "Chiediamo che la Regione convochi con urgenza i sindaci dei Comuni sui cui territori grava il poligono interforze e insieme chiedano - continua Lai - al Governo nazionale che l'applicazione della legge nazionale 898, che garantisce in altre zone dell'isola l'indennizzo ai pescatori che non possono pescare nelle acque dove insistono altri poligoni (Teulada), sia estesa con un decreto urgente anche ai pastori di quel territorio affinché anch'essi siano indennizzati dal blocco dei territori. Non vediamo nessuna differenza e confidiamo che il presidente della Regione operi rapidamente quanto incisivamente". "Ci auguriamo che le indagini in corso della magistratura fughino ogni ragionevole dubbio, anche il più labile, sulle condizioni ambientali e di sicurezza e che possa essere escluso che le acque e la terra di quella parte di Sardegna non siano avvelenati dall'uranio e dai successivi prodotti modificati. Siamo convinti - conclude Lai - che il benessere di una Regione non deriva da un'economia di guerra con i suoi pericoli e veleni che ne compromettono il presente e il futuro e di cui i sardi pagano più costi di altri territori, ma economie di pace, di industria, agricoltura, turismo".

Della stessa opinione Gian Piero Scanu e Francesco Ferrante senatori del Pd e componenti della Commissione d'inchiesta sull'uranio impoverito. I due hanno ribadito che serve un sostegno economico del Governo a favore degli allevatori e degli agricoltori della zona. che stanno subendo il fermo dei 12 mila ettari della base. La Provincia di Cagliari ha chiesto che venga stabilita una data certa di scadenza dello sgombero.
fonte: Tiscali.it Sardegna

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Mezzo milione ai pastori di Quirra

venerdì 13 maggio 2011

Clamorosi sviluppi Inchiesta Quirra

Sigilli all'intero Poligono Interferfoze

Il Gip del Tribunale di Lanusei, Paola Murru, ha emesso ieri un decreto di sequestro preventivo dell'intero Poligono di terra di Quirra e di Capo San Lorenzo ravvisando il reato di disastro ambientale. In pratica viene interdetta completamente ogni attività agropastorale all'interno dell'area e pertanto devono essere allontanati dal perimetro tutti i capi di bestiame che vi pascolano. Ma le associazioni di categoria chiedono risarcimenti per i pastori danneggiati.


Sigilli al poligono di Quirra: "I pastori vengano risarciti"A parere del giudice esisterebbero prove che le esercitazioni e l'attività svoltasi sinora provochino gravi danni alla salute degli uomini e degli animali. Nei prossimi giorni sarà notificata ai 62 allevatori interessati l'ordinanza di sgombero di oltre 10 mila capi di bestiame.
Il magistrato ha disposto, comunque, che può essere effettuata nel poligono una attività militare, industriale e commerciale, preventivamente autorizzata dal Ministero della Difesa.
Intanto va avanti l'inchiesta della Procura della Repubblica di Lanusei che indaga sulla
presenza di uranio impoverito nel Poligono di Perdasdefogu-Salto di Quirra a seguito delle morti di allevatori della zona e di malformazioni di animali. In queste ore il procuratore della Repubblica, Domenico Fiordalisi, ha disposto il sequestro probatorio di tutte le sorgenti, i canali, pozzi e condutture che si allacciano all'acquedotto di Quirra in quanto - ha spiegato il Procuratore - esistono prove inconfutabili che l'animale nato anni fa con due teste è nato all'interno di Quirra. Secondo il magistrato tutta l'acqua della zona avrebbe subito contaminazioni di nanoparticelle provenienti dai vari brillamenti di munizionamento eseguiti in questi anni nel poligono. L'area interessata ai sequestri, che vengono eseguiti dagli agenti del Corpo forestale e della Squadra Mobile della Questura di Nuoro, comprende vari ettari di territorio.
DISASTRO ECONOMICO
I rappresentanti della associazioni di categoria temono contraccolpi alla già asfittica economia. «Il sequestro del poligono di Quirra e l'allontanamento delle imprese agricole avranno ripercussioni economiche devastanti», tuona Vincenzo Cannas , vice presidente della Coldiretti Nuoro-Ogliastra. I problemi sono iniziati da tempo: «Gli allevatori», incalza Cannas, «sin dalle prime battute dell'indagine hanno visto i loro prodotti rifiutati con un grave danno economico». Nulla però in confronto a quello che potrebbe accadere con l'esodo forzato degli allevatori. E il direttore regionale della Coldiretti, Luca Saba , annuncia che l'associazione potrebbe «costituirsi parte civile nel caso si dimostrasse che le attività del poligono hanno danneggiato le aziende della zona» e pretende «un indennizzo da parte della Regione per gli allevatori sgomberati».
fonte L'Unione Sarda

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sabato 7 maggio 2011

Quirra, si fanno test dell'altro mondo: nel poligono anche russi e libici

Prima i russi poi i cinesi. Un boato e il cielo sopra Quirra diventa bianco, poi rosso e nero. Dall'alba all'inferno in pochi istanti per provare la resistenza delle condotte per gli oleodotti. Indaga la Procura di Lanusei.

Il boato è fortissimo, il cielo diventa bianco, poi rosso, quindi nero. Dall'alba all'inferno, in pochi secondi. Due settimane fa i cinesi hanno testato i tubi da acquistare per i loro oleodotti. Attraverso potentissime esplosioni è stata provata la resistenza di una rete che dovrà portare gas a città e industrie. In passato lo avevano fatto anche i russi. A Quirra dal 1956 a oggi si svolgono test dell'altro mondo considerando la presenza nel poligono anche delle forze armate Usa, di moltissimi eserciti Nato, addirittura dei libici: i generali di Gheddafi provarono le armi del catalogo della Oto Melara. quelle che oggi sparano contro i ribelli.

L'INCHIESTA
Attività finite di recente sotto indagine da parte della Procura di Lanusei. Il sospetto è che abbiano creato danni all'ambiente capaci poi di provocare negli anni le malformazioni negli agnelli nati negli ovili attorno alla base militare e tumori tra gli allevatori, i soldati e gli altri lavoratori del poligono.

I DEPLIANT
L'Aeronautica ha realizzato una serie di pubblicazioni sul poligono di Quirra. Soprattutto depliant inviati in mezzo mondo: presso vertici militari dei paesi che dovevano organizzare esercitazioni militari, aziende che avevano la necessità di testare missili o altre armi. Materiale pubblicitario, con tanto di coordinate geografiche di Perdasdefogu e Quirra, comprese la caratteristiche dei radar e l'elenco dei clienti del poligono sardo (Panavia, Selenia, Csm, Tornado, Elettronica, Aeritalia, Snia, Augusta, Aermacchi, Aerlikon-Contraves, Messerschmitt). Questo perché Perdasdefogu è sempre stato il gioiello della Difesa italiana del settore, anche se un ex ufficiale come Giancarlo Carrusci ha di recente dichiarato che in realtà lo Stato da tempo non sta più investendo in tecnologie a Quirra: «Adesso è un poligono francese il migliore d'Europa».

LE ESPLOSIONI
Resta il fatto che non tutto quel che è stato appurato dal Procuratore di Lanusei Domenico Fiordalisi compare nei depliant dei poligoni. Soprattutto l'attività di brillamento delle armi e delle munizioni ormai giudicate inservibili dallo Stato. In base ai documenti sequestrati dalla Squadra mobile di Nuoro e alle verifiche della Forestale, a partire dagli anni '80 lo Stato maggiore delle Forze armate italiane ha scelto Perdasdefogu e Quirra come discarica speciale delle munizioni da smaltire. Convogli di treni con tredici vagoni, a più riprese, trasportarono in Sardegna bombe, mortai, esplosivo vario e quant'altro, anche avanzi dalla Seconda guerra mondiale.

L'INTERCETTAZIONE
Un'intercettazione ambientale raccolta su ordine della Procura rivela particolari inquietanti. Un ex soldato ha raccontato agli amici come «interi camion pieni di armi e munizioni venivano sotterrati e fatti esplodere». Anche aerei militari da trasporto hanno avuto il compito di portare in Sardegna materiale da far brillare. Tutto questo avveniva in una zona del poligono che - a detta dei consulenti della Procura - sarebbe diventata «una fabbrica di nano particelle metalliche cancerogene».

IL BREVETTO
Le indagini degli inquirenti riguardano anche le attività della Csm (Centro sviluppo materiali, gruppo Finmeccanica), la società titolare di un brevetto internazionale per la realizzazione di tubi per oleodotti considerato i più sicuri e moderni al mondo. Il motivo? La maglia a nido d'ape in caso di incidente impedisce che le spaccature derivanti da un'esplosione danneggino chilometri e chilometri di oleodotto. Basta una semplice pezza per riparare la tubatura della Csm.

I RUSSI
Tra i primi a sperimentare questi oleodotti furono i russi, come testimoniano immagini fotografiche dell'epoca. I test risalgono agli anni 80. Agli inquirenti non sono sfuggiti certi particolari evidenti dalle fotografie. Innanzitutto la potenza dell'esplosione. E poi il fatto che immediatamente dopo il botto, mentre una parte delle tubature era ancora in fiamme, sul posto si siano precipitati tecnici per verificare il risultato delle esplosioni. Senza alcuna protezione. Particolare non da poco: i test degli oleodotti, stando ad alcune testimonianze in possesso degli inquirenti e ai rilievi della Forestale di Nuoro, si svolgerebbero in un'area del poligono a stretto contatto con la zona utilizzata per brillare le munizioni a smaltire.

IL VENTO
Il procuratore di Lanusei Domenico Fiordalisi starebbe per affidare a particolari esperti lo studio dei venti della zona del Salto di Quirra. Il sospetto è che le esplosioni dei test abbiano diffuso nell'ambiente le sostanze cancerogene generate dallo smaltimento delle munizioni, capaci, secondo Maria Antonietta Gatti, docente dell'Università di Modena e consulente della Procura., di avvelenare acque e terreni, di rendere la presenza del poligono incompatibile con l'attività agro-pastorale delle aziende di Quirra dove si sono registrate malformazioni e tumori in numeri considerati anomali. A seconda dei venti predominanti, le contaminazioni potrebbero aver raggiunto la zona di Escalaplano oppure Quirra. Ma per adesso sono solo ipotesi investigative.

L'INCHIESTA
Un fatto è certo: per la prima volta in Italia (e non solo) un poligono militare viene messo sotto accusa. Allarmante, per gli inquirenti, l'incidenza dei tumori segnalata dal 2001 nella zona da amministratori, comitato territoriali, anti-militaristi, anche da una relazione dei veterinari delle Asl di Lanusei e Sanluri.

IL DISASTRO
Quattro mesi di indagini hanno evidenziato nei fondali davanti alla spiaggia di Quirra la presenza di pezzi di radar e ordigni (uno anche inesploso), all'interno del poligono rifiuti di ogni tipo, residui di test bellici ed esercitazioni, nascosti negli anni sottoterra. Conservati in un deposito, secondo gli inquirenti senza il rispetto della norme di sicurezza, pezzi di radar radioattivi: dovevano essere smaltiti da dieci anni, erano conservati in un magazzino dove due soldati si sono ammalati di linfoma. E nelle ossa di un agnello nato con due teste nell'ovile di un pastore che portava il suo gregge all'interno del poligono è stato trovato uranio impoverito. Sostanza sospettata di aver causato la malattia e la morte di migliaia di soldati. Utilizzata anche a Quirra, come ha testimoniato un ex ufficiale. Un missile con testata radioattiva sarebbe addirittura disperso in mare. Tre attualmente le persone indagate: un ex colonnello, che avrebbe avuto un ruolo nell'organizzazione del brillamento delle armi dismesse, e due chimici della Sgs (gruppo Fiat): dovevano controllare lo stato di inquinamento del poligono e avrebbero falsificato i risultati.
fonte: Paolo Carta L'Unione Sarda


Nota
Potrebbero essere stati uccisi da una bomba al fosforo dimenticata da qualcuno nel poligono di Quirra due dei pastori i cui corpi sono stati esaminati ieri dal medico legale Marco Grandi, con il collega dell'Asl di Lanusei, Roberto Marcialis nell'ambito dell'inchiesta sul Poligono del Salto di Quirra. I due, Vittorio Lai e Ugo Orrù, entrambi di Perdas, sono morti nel 1980. All'epoca Ugo aveva 43 anni, Vittorio 40. La morte l'hanno trovata nel loro ovile, in località La Murta: i due hanno cominciato a bruciare sterpaglie quando sono stati investiti dal una forte fiammata. All'epoca dei fatti gli investigatori ipotizzarono che stessero confezionando un ordigno. La cosa strana è che non avevano lesioni esterne ma accusavano dolori interni fortissimi. Morirono entrambi: Vitrorio due giorni dopo l'incidente, mentre il cuore di Ugo smise di battere 8 giorni dopo. E l'imputato ora pare essere un ordigno al fosforo inesploso sparato nel Poligono di Quirra.
fonte
(admaioramedia.it)

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Mariella Cao: La rapina di vita e salute.

martedì 3 maggio 2011

Il grande Inquisitore


Oggi 3 maggio si celebra la Giornata Mondiale della Libertà di Stampa.
Leggo i report di
Freedom House, dell’Associazione Mondiale dei Giornali e degli Editori, di Reporters sans Frontieres e, anche se i dati sono leggermente diversi tra loro, l’unico dato certo resta la non libertà del giornalismo italiano.

Per i report mondiali l’Italia è una nazione “parzialmente libera”. Parzialmente libera. Per dirla tutta, siamo l’unico paese dell’Unione Europea il cui stato di salute dell’informazione è così malandato, con l’eccezione di Romania e Bulgaria. Nel vecchio continente, insomma, l’informazione in Italia è di poco più libera (sic!) di quella dei paesi dell’area baltica e dell’ex blocco sovietico. Che, magari, devono ancora affrancarsi dalla loro storia più recente.
Libertà di stampa? Alcuni giornalisti italiani vivono sotto scorta della polizia perché hanno ricevuto minacce. Non solo dalle mafie, ma spesso, e ancor più tristemente, dai gruppi di potere che vanno ad importunare. E si, perché in Italia vige una linea di confine netta tra il lecito e l’illecito del mestiere di giornalista. Finché si scrive degli altri, passi pure. Ma se un reporter prova a scavare in profondità per portare alla luce i buchi neri della nostra democrazia e i problemi della nostra società, allora diventa un criminale.
E si inventano leggi per mettere il bavaglio a editori e redattori, e si cercano, trovandoli,  espedienti per boicottare l’informazione libera, si fa di tutto per impedire che inchieste, reportage o produzioni “non allineate” trovino spazio sui media.
Già, i media italiani. Controllati dal grande burattinaio, dall’inquisitore medievale (e non cito Dostoevskij) che pure ci siamo scelti come capo del governo, che riesce a plasmare coscienze e opinioni grazie al suo strapotere sui mezzi d’informazione e comunicazione tradizionali.
Se la Giornata Mondiale della Libertà di Stampa si propone di difendere la libertà di espressione e del diritto all’informazione, l’obiettivo del giornalismo italiano dovrebbe essere quello di riuscire ad informare senza filtri censori, nel pieno rispetto delle idee e dei punti di vista, nella totale libertà di espressione delle proprie idee. Un obiettivo ambizioso, considerata la situazione,  ma non impossibile.
Il 3 maggio deve essere l’occasione per interrogarsi, ancora prima che sullo stato della stampa nei paesi nord-africani e arabi, dai quali avremmo pure molto d’imparare, sulla situazione assurda della stampa italiana, dove anche l’accesso alla professione è un modo per inficiare, ulteriormente, il bisogno di informare, indagare e dare voce al principio della libertà individuale. Costituzionale e universale.
In memoria di chi, con o senza tesserino, al giornalismo ha dedicato la vita. In alcuni, assurdi, casi, fino alla morte.
fonte http://ifratellikaramazov.wordpress.com/2011/05/03/giornata-mondiale-della-liberta-di-stampa-e-l%E2%80%99italia-wpfd/ pubblicato su Liberazione

lunedì 2 maggio 2011

Testimonianze delle vittime Sindrome di Quirra

In attesa dei primi responsi autoptici sui corpi riesumati su ordine del procuratore Fiordalisi, vi propongo la visione di questi due interessanti video.

1-Testimonianze delle vittime sindrome di Quirra
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2- Le indagini della Procura di Lanusei sul Poligono Interforze Salto di Quirra
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Un saluto
Vladimir

Notizie aggiuntive
Fare chiarezza sul poligono di Quirra. Lo chiedono i sindacati al presidente della Regione Cappellacci, fin qui protagonista di un ondivago nulla, a fronte del grave scandalo dei rischi della salute per gli abitanti della zona in seguito all’utilizzo nel poligono militare di proiettili ed esplosivi altamente nocivi. Sul Poligono indaga la procura, che ha ravvisato recentemente la necessità di esumare e sottoporre ad autopsia una decina di abitanti morti a causa di gravi forme tumorali, per verificare la presenza di metalli pesanti.
I segretari generali di Cgil Cisl e Uil Enzo Costa, Mario Medde e Francesca Ticca hanno chiesto, con una lettera inviata oggi, un incontro urgente con il presidente Cappellacci per discutere del Poligono sperimentale del salto di Quirra. Nel corso del confronto, secondo quanto chiesto dai sindacati, si dovrà parlare della necessità di fare chiarezza sulla situazione ambientale dell’intera zona, sulla salute dei cittadini e sulle prospettive occupazionali dell’intera area. Secondo Cgil, Cisl e Uil è indispensabile capire quale sia la posizione della Regione rispetto a questi problemi.
fonte Fisac-Cgil Sardegna

NUCLEARE CIVILE E MILITARE: IL CASO SARDEGNA A BRUXELLES

Appuntamento Giovedì 5 maggio 2011, ore 18:30, Comitato delle Regioni, rue Belliard 99
La Sardegna è stata indicata come una delle regioni più adatte per l'installazione di una o più delle nuove centrali nucleari in Italia, per le sue caratteristiche di stabilità geologica e scarso popolamento. Un nucleare civile di cui la regione in sé non ha bisogno, ma che servirebbe per produrre energia elettrica da convogliare per la maggior parte verso il continente. C'è chi vede in questa possibilità la soluzione ai problemi energetici nazionali e all'inquinamento di altre fonti di energia, e c'è chi invece mette l'accento sugli altissimi costi di tali centrali, sulla loro pericolosità (da Chernobyl a Fukushima) e sulla minaccia a lunghissima scadenza delle scorie radioattive generate dall'uso dell'uranio arricchito.
Ma la Sardegna ha già un nucleare: quello militare. Nelle vaste aree sottoposte a "servitù militare" (le maggiori d'Italia) si sono avuti per lunghi anni i sottomarini nucleari USA a La Maddalena e da qualche tempo sono presenti e si utilizzano in esercitazione delle armi con il cosiddetto uranio impoverito, ad alto potenziale distruttivo ma anche di inquinamento radioattivo. In questo senso è emblematico il Poligono del Salto di Quirra (Perdasdefogu), dove si registrano diversi casi di grave contaminazione di piante, animali e persone, con conseguenze di malformazioni, tumori e morti premature. Si sta investigando la relazione di questa "Sindrome di Quirra" con l'uso di uranio impoverito, già tragicamente noto nelle guerre in Jugoslavia, Iraq, Afghanistan e ora Libia, per i suoi effetti sia sui militari che maneggiano tali armi, sia sulla popolazione delle zone bombardate. Vari media regionali e nazionali si stanno occupando della vicenda, che è arrivata anche al Parlamento Europeo con l'eurodeputato sardo Uggias.
Quest'anno 2011 ci saranno poi degli importanti referendum: quello regionale sull'installazione in Sardegna di centrali nucleari e siti di stoccaggio di scorie nucleari, il 15-16 maggio, e quelli nazionali del 13-14 giugno sulla ripresa del programma nucleare in Italia, sulla gestione pubblica dell'acqua e sul "legittimo impedimento".
Per parlare di questi temi con degli esperti e delle testimonianze direttamente dalla Sardegna sull'inquinamento presente e potenziale dell'uranio impoverito (del nucleare militare) e dell'uranio arricchito (del nucleare civile), l'Associazione Culturale Sarda Martino Mastinu "El Tano" di Bruxelles, insieme con l'Associazione Culturale Antonio Gramsci Bruxelles e il Mouvement Chrétien pour la Paix di Bruxelles, ha organizzato per giovedì 5 maggio 2011, presso il Comitato delle Regioni, una presentazione-dibattito che vedrà, tra gli altri, la partecipazione di Mariella Cao (Comitato Sardo "Gettiamo le Basi"), Ria Verjauw (International Coalition to Ban Uranium Weapons) e Graziano Milia (Presidente della Provincia di Cagliari). L'invito a partecipare è diretto alla comunità sarda in Belgio così come a tutti i cittadini interessati ad approfondire delle questioni di primaria importanza.
Per maggiori informazioni e conferma di partecipazione, contattare l'indirizzo raffaella.zaccheddu@eesc.europa.eu o il telefono 0032-(0)476.756.142.