quarto stato

domenica 13 novembre 2011

Ci meritiamo un futuro e una vita degni di questo nome


Si volta pagina. Una dolorosa stagione politica si è finalmente conclusa. Un'epoca durata troppo a lungo, dalla quale il Paese, i giovani, i lavoratori, le famiglie, noi tutti veniamo fuori con le ossa rotte e certamente più impoveriti: eticamente, socialmente ed economicamente.

Il compito ora è quello di ricostruire l'Italia.
Ogni cittadino amante della libertà, della giustizia,della democrazia è chiamato a dare il proprio contributo, ad esigere una parola densa di verità, ad esigere diritti, solidarietà ed equità sociale. Principi irrinunciabili che, archiviato il sig. B.,, vorremmo fossero i criteri ispiratori e fondanti del nascente'esecutivo.O meglio, la caratterizzazione principale del nuovo esecutivo e, cioè, una netta discontinuità rispetto il passato.

L'Italia ha bisogno di uscire dalla difficile situazione in cui le destre, italiana ed europea, hanno affossato il destino di milioni di uomini e donne del vecchio continente. Che a pagare siano finalmente coloro che hanno speculato. Gli intoccabili, quel 10% della popolazione detentore del 60% della ricchezza, di patrimoni accumulati sulla pelle dei ceti produttivi, dei precari, dei pensionati. Solo così possono essere tollerati provvedimenti che chiedono ulteriori sacrifici a quei ceti sociali (i soliti noti) sui cui si regge la fiscalità generale..

Per questo chiunque sarà designato a governare lo faccia rimettendosi in sintonia con l'insieme del Paese, affinchè
il progetto e le conseguenti decisioni legislative siano l'esito dell'ascolto, la sintesi che approccia e risolve i problemi veri delle masse popolari, contribuendo così a riconquistare quella dignità e credibilità perduta dalla politica.

E' bene ribadirlo: nessuno di noi, nonostante la gravità della situazione, concederà assegni in bianco e deleghe ad alcun demiurgo o presunto tale. Nessuno permetterà ad altri di poter più decidere sulla propria testa. Abbiamo già dato e.. patito!.

La rinascita dovrà per davvero segnare una svolta, essere un grande sommovimento in grado di suscitare consenso e speranza. Lo spartiacque dal quale ripartire dopo la lunga notte populista e plebiscitaria, dopo l'abbrutente ubriacatura mediatica, dopo gli intollerabili particolarismi e privilegi, dopo i tormentoni delle leggi ad personam. Cioè l'inizio del cambiamento.

Da cittadini consapevoli e coscienti saremo il cane da guardia che vigilerà su ogni legge, su ogni singolo provvedimento, su ciascun atto. Determinati a ricostruire il nostro personale e comune destino, con in cuore e nella mente i valori costituzionali e i diritti conquistati in anni di dure lotte, a partire, in primo luogo, dal diritto al lavoro, dalla cultura del lavoro e della legalità.

Aver cacciato via l'uomo di Arcore - è bene sottolinearlo - non significa la soluzione dei problemi. Ci aspetta un lavoro lungo e difficile, un cammino irto di insidie, non privo di tortuosità e non esente da possibili lacerazioni. Ma se la posta in gioco è la rinascita dell'Italia, questa fase di transizione dovrà essere per ognuno la riscoperta di un diverso e nuovo agire, di un diverso e nuovo orizzonte umano e culturale in grado di non smarrire solidarietà, civismo, quel bagaglio di valori che esaltano l'unità di tutte le forze sane e sinceramente democratiche.

Da qui ripartiamo. Da questa giornata da molti evocata come un nuovo 25 Aprile, perché ci meritiamo un futuro e una vita degni di questo nome. Da queste pagine un in bocca al lupo collettivo...

A presto

Vladimir

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