quarto stato

domenica 5 giugno 2011

Quirra. Documento ENEA: le prove dell'avvelenamento


QUIRRA - L'Enea: le polveri del poligono avvelenano aria e acqua ...così muoiono i pastori

Secondo le esperte, c'è una correlazione anche con le malformazioni negli agnelli causate dallo stesso inquinamento che deriva da alcune attività del poligono di Perdasdefogu e del Salto di Quirra.

VILLAPUTZU
Ci sarebbe un rapporto diretto tra la contaminazione dei pascoli e dell'aria di Quirra causata dalle attività del poligono, la nascita negli ovili di agnelli malformati e l'insorgenza dei tumori al sistema emo-linfatico (leucemie e linfomi) nei pastori. Lo sostiene l'Enea (l'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile), in una relazione spedita il primo marzo al Procuratore di Lanusei, Domenico Fiordalisi.

CONTAMINAZIONE Le esperte Fiorella Carnevali e Marta Piscitelli ne danno una spiegazione scientifica: «Gli elementi chimico-tossici presenti, come è stato accertato, nei pascoli e nell'aria, possono essere stati ingeriti o inalati da animali e persone. Queste sostanze tossiche possono attaccare qualsiasi organo, anche la placenta o il feto, provocando malformazioni o tumori».
INALAZIONE L'ipotesi più probabile, secondo l'Enea, è che le sostanze nocive si siano introdotte negli animali e nelle persone tramite inalazione: «Greggi e pastori frequentano determinate zone del poligono contemporaneamente oppure immediatamente dopo esercitazioni o test che rilasciano polveri sottili tossiche nell'aria», hanno scritto Fiorella Carnevali e Marta Piscitelli al procuratore Domenico Fiordalisi.
LE MALATTIE «Queste sostanze contaminanti - prosegue l'Enea - possono essersi accumulate nell'organismo degli allevatori e aver dato vita, nell'arco di 10-15 anni, a leucemie e linfomi visto che il sistema linfatico funge da "filtro e spazzino" nell'organismo». Quindi la conclusione: «Questa ipotesi sulla genesi di determinate patologie spiegherebbe la concomitanza di nascita di agnelli mostruosi e di tumori linfatici nell'uomo».
URANIO Uno dei presunti killer, ma non l'unico, è l'uranio impoverito che non è stato trovato durante i controlli ambientali pagati dalla Difesa e affidati dalla Nato a una società del gruppo Fiat (la Sgs). L'accusa degli esperti scelti dai Comuni è stata esposta venerdì nel corso di un incontro a Cagliari. «Seguendo le metodologie scientifiche applicate dalla Sgs (pagata dalla difesa), era quasi impossibile trovare nel poligono uranio impoverito».Sostanza potenzialmente pericolosa rinvenuta invece in un agnello nato con due teste da genitori che pascolavano nel Salto di Quirra. Lo ha certificato un laboratorio di Bologna per conto del professor Massimo Zucchetti, docente di impianti nucleari del Politecnico di Torino e consulente della Procura di Lanusei.
LE CONFERME Il parere scientifico dell'Enea fa il paio con ciò che aveva detto Maria Antonietta Gatti, esperta di nano-particelle, nel corso di un convegno a Villaputzu nel gennaio del 2010: «A Quirra i pastori muoiono di leucemia». E conferma, almeno nei risultati, i sospetti dei veterinari delle Asl di Lanusei e Cagliari, Giorgio Mellis e Sandro Lorrai, capaci di contare 10 pastori malati (7 morti) sui 18 in un raggio di 2,7 chilometri dal poligono, in una contrada di Quirra.
LO SGOMBERO Il lavoro delle specialiste dell'Enea è una delle relazioni che ha ispirato il provvedimento di sgombero dei pastori del poligono, chiesto dal pm Fiordalisi e deciso dal gip Paola Murru. Entro il 22 luglio i Comuni dovranno trovare una nuova sistemazione per 66 aziende della zona e circa novemila capi di bestiame.
di Paolo Carta


Quirra, dove un pascolo o un posto di lavoro diventano più importanti della salute
In questa storia di ambiguità e interessi c’è il rischio che siano proprio le vittime i peggiori nemici della verità

«È peggio la fame della morte» dicevano i pastori barbaricini. Sintesi efficace di un pragmatismo primitivo nel quale la vita è declinata al presente e la morte è invece un’eventualità ineluttabile, che appartiene al futuro. Perché la fame è certa, mentre la morte è possibile. Insomma è la necessità che diventa un’i mpropria e semplificata filosofia del vivere. Solo entrando in questi meccanismi di disperazione e di rassegnazione è possibile capire l’atteggiamento della gente del Sarrabus e della bassa Ogliastra rispetto al Poligono interforze del Salto di Quirra.

Ecco che così il diritto al pascolo delle tue capre o delle tue pecore diventa più importante di un’ipoteca seria sulla tua salute e sulla tua vita. Oppure uno stipendio come impiegato civile nella base dissolve la tua paura di una possibile leucemia o di avere un figlio deforme. È la scelta triste del vuoto. O meglio, la rassegnazione a un vuoto che sostituisce speranze, prospettive e progetti. Una solitudine che alla fine corrisponde alla negazione di una consapevolezza politica e spinge fino all’estrema conseguenza del ripetersi quotidiano di un esorcismo inconscio che porta a negare perfino l’evidenza.

Così il numero delle croci non conta, o addirittura viene messo in dubbio, nonostante si conoscano i nomi e i cognomi dei morti. Così i bambini deformi di Escalaplano sembrano appartenere a una remota invenzione mediatica. E perfino le tracce di uranio impoverito nei tessuti di un agnello sembrano paradossalmente materializzare la paura del bisogno e non della morte. Perché tutto deve restare come è. Non importa a che costo. Anche quello di assumersi la responsabilità morale di condannare i propri figli a vivere tra veleni mortali, inaridendo il loro futuro.

Difficilmente condivisibile questo sentire diffuso, ma comunque comprensibile. Ciò che invece sfugge alla comprensione è la quasi totale assenza di indignazione e la mancata pretesa di verità. Che equivale allo smarrimento di una coscienza politica nella quale si perde il senso dei propri diritti. In estrema sintesi: il lavoro non può essere considerato una concessione, o peggio, un’elemosina, ma un diritto. Come pure è un diritto il risarcimento dei danni sia personali che quelli generali di tutta la comunità di Quirra. E il primo risarcimento che la politica deve a questo lembo di Sardegna è quello di rimediare ai danni causati alla salute e all’ambiente e costruire un progetto nuovo di sviluppo e di speranza.

Nella storiaccia di Quirra se c’è una cosa certa è che la verità su quanto accaduto negli ultimi sessant’anni dentro il poligono non è stata cercata. Anzi, gli indizi di depistaggio sono tanti e molto pesanti. Si è perfino arrivati a sfiorare il ridicolo quando è stata attribuita a una miniera di arsenico abbandonata la responsabilità dei tumori. Ma soprattutto non si è fatta alcuna indagine epidemiologica. Tanto che l’assessore regionale alla Sanità Antonello Liori ne parla oggi come di una novità necessaria. Ben dieci anni dopo la terribile denuncia dell’allora sindaco di Villaputzu Antonio Pili. La verità, imbarazzante, è che, fino all’i niziativa del procuratore di Lanusei, non si sono cercate seriamente le tracce degli agenti patogeni, l’origine del disastro. E tutto questo è certificato in atti e documenti consultabili e verificabili.

Per concludere: in questa storia infinita di ambiguità e di interessi miliardari nascosti c’è il rischio di un crudele paradosso. E cioè che i peggiori nemici della verità possano essere alla fine proprio le vittime della tragedia. Per un tozzo di pane.

di P.Mannironi

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