quarto stato

martedì 7 giugno 2011

Interrogazioni del capogruppo del Pd in commissione Difesa e di Giulio Calvisi

LA MADDALENA. Come una violenta scossa di terremoto. La notizia del trasporto di un colossale carico d'armi su traghetti passeggeri, dall'isola-bunker di Santo Stefano fino a Civitavecchia, scuote nel profondo il mondo della politica riaprendo antiche ferite. È la crudezza stessa della notizia ad imprimere un'accelerazione al dibattito sulla presenza militare in Sardegna. Sul suo ruolo, sui suoi metodi e, soprattutto, sul suo enorme peso sulla vita dell'isola. La notizia del trasporto delle armi non può infatti non coniugarsi con il blocco delle esercitazioni in Sardegna voluto dal Comitato misto paritetico sulle servitù militari, dopo gli sviluppi dell'inchiesta giudiziaria sulle attività nel Poligono del Salto di Quirra. O con le ombre che si sono proiettate sul Teulada, dove è stata segnalata la presenza di personale militare iraniano, interessato ai test sugli elicotteri da combattimento Mangusta.

La reazione del capogruppo del Pd in Commissione Difesa, Gian Piero Scanu, è molto forte: «La gravità della notizia del trasporto di un enorme carico di armi dai depositi di Guardia del Moro alla Penisola, utilizzando traghetti passeggeri, è grave e sconvolgente. Martedì presenterò un'interrogazione urgente al ministro della Difesa e alla presidenza del Consiglio dei ministri con la richiesta di una corsia preferenziale». Dunque, Scanu chiede immediatamente chiarezza. Ma per il senatore del Pd l'episodio riapre un ventaglio di dubbi che possono essere affrontati in chiave politica solo su un piano più generale. Dice infatti Scanu: «Non basta la verifica dei fatti circoscritta a questo gravissimo episodio. Perché diventa naturale chiedersi se, quelli utilizzati in questa circostanza, siano protocolli normali per le forze armate. Se cioè esistono precedenti. Per questo è necessario riaprire il confronto politico sul tema complesso della presenza militare nell'isola, ridefinire ruoli, spazi, attività e soprattutto garanzie per la salute e per la limitazione dei rischi». Scanu conclude chiedendosi perché la Marina abbia deciso di liberare il deposito proprio ora: «Che la decisione sia legata al fatto che La Maddalena interessi di nuovo agli Stati Uniti e alla Nato?».

Anche sul fronte della Camera dei deputati la notizia del trasporto delle armi sequestrate nel 1994 al miliardario russo Alexander Zhukov ha creato un piccolo sisma. Il democratico Giulio Calvisi annuncia un'interrogazione urgente. «Sono esterrefatto. La prima cosa da capire è se per le autorità militari sia una procedura normale far viaggiare carichi su vettori passeggeri invece di utilizzare naviglio militare, con il quale sono garantite tutte le condizioni di sicurezza. A quanto risulta, la Marina non ha smentito la notizia, ma si è limitata a dire che il materiale era stato messo in sicurezza».

Calvisi inquadra poi la vicenda nel disastrato scenario maddalenino: «È l'ennesimo episodio poco chiaro che si consuma nell'arcipelago dopo il G8 mancato, la riconversione economica che non c'è stata e le bonifiche non fatte. Su questo punto c'è molta opacità. Per esempio, non si sa neppure dove siano andati a finire i rifiuti tossici, se e dove siano stati smaltiti o se siano stati nascosti da qualche parte».

«Per finire, poi - dice ancora Calvisi - c'è il capitolo delle dismissioni. Un processo non lineare e che ora rischia di complicarsi. Nonostante le smentite della Difesa e del ministro La Russa, infatti, sembra che le forze armate vogliano indietro aree e strutture. Perché questo ripensamento? Forse perché La Maddalena deve tornare a essere strategica in uno scacchiere militare internazionale?».


di Piero Mannironi

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«La Russa dia chiarimenti»

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