Sono giorni che
m’interrogo non tanto sul significato della parola "padrone", facilmente
risolvibile consultando qualsiasi dizionario, quanto sul senso, sulla
valenza culturale concreta che il termine ha nelle nostre vite.
Più
nello specifico la mia attenzione/curiosità è rivolta a comprendere i
nessi più riposti tra il termine padrone e il concetto di possesso che
permea, consapevolmente o inconsapevolmente, il nostro modo di essere,
le nostre relazioni, il nostro esistere in quanto individui sociali.
Senza tirarla per le lunghe - non intendo ammorbarvi con un saggio -,
lo sguardo alla storia chiarisce molto, o meglio potrebbe aiutare
nell'assolvere la mia riflessione se... (c'è sempre un "se" di troppo...)
l'insegnamento che deriva fosse il segno di una crescita, di un'etica
superiore acquisita, in grado da esimerci nel compiere gli stessi errori
e orrori.
Basta gettare un occhio alla cronaca dei conflitti in
atto nelle varie aree del pianeta per accorgersi di quanto molto ruoti
attorno a un'idea padronale del mondo e, al contempo, quanto "il mondo
schiavitù" sia ancora piantato nel profondo di miliardi di esseri umani.
Si muore perché qualcuno, innalzando vessilli (non importa quali), deve
prendere, imporre, possedere qualcosa, il più delle volte la vita: dei
vinti e delle masse illuse di aver vinto, cui della vittoria vanno a
malapena le briciole.
Non mi piace la parola "padrone" e non mi
piacciono tutti i tentativi di renderla culturalmente soft, meno reale,
lavata con dei sinonimi al solo scopo di farla apparire - con acrobazie
mediatiche, trasfiguratrici della realtà - linguisticamente l'esito di
conflitti sociali risolti, pacificati. L'ultimo trentennio è stato
maestro in questa impresa. Se, ad esempio, parlando delle relazioni sui
luoghi di lavoro dicevi padrone, subito ti vomitavano addosso l'epiteto
di essere "retrò", di non comprendere la modernità, col risultato che
assimilare operai e padroni (ops! imprenditori) ha nascosto, in termini
di diritti, salari, sicurezza, contraddizioni che oggi ci si ritorcono
addosso, e l'imbarbarimento, la violenza, i diktat sullo stato delle
relazioni sui luoghi di lavoro stanno a testimoniarlo.
(continua)
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