quarto stato

mercoledì 17 settembre 2014

La parola PADRONE/1

Sono giorni che m’interrogo non tanto sul significato della parola "padrone", facilmente risolvibile consultando qualsiasi dizionario, quanto sul senso, sulla valenza culturale concreta che il termine ha nelle nostre vite. 

Più nello specifico la mia attenzione/curiosità è rivolta a comprendere i nessi più riposti tra il termine padrone e il concetto di possesso che permea, consapevolmente o inconsapevolmente, il nostro modo di essere, le nostre relazioni, il nostro esistere in quanto individui sociali.
 

Senza tirarla per le lunghe - non intendo ammorbarvi con un saggio -, lo sguardo alla storia chiarisce molto, o meglio potrebbe aiutare nell'assolvere la mia riflessione se... (c'è sempre un "se" di troppo...) l'insegnamento che deriva fosse il segno di una crescita, di un'etica superiore acquisita, in grado da esimerci nel compiere gli stessi errori e orrori.
Basta gettare un occhio alla cronaca dei conflitti in atto nelle varie aree del pianeta per accorgersi di quanto molto ruoti attorno a un'idea padronale del mondo e, al contempo, quanto "il mondo schiavitù" sia ancora piantato nel profondo di miliardi di esseri umani. Si muore perché qualcuno, innalzando vessilli (non importa quali), deve prendere, imporre, possedere qualcosa, il più delle volte la vita: dei vinti e delle masse illuse di aver vinto, cui della vittoria vanno a malapena le briciole.

Non mi piace la parola "padrone" e non mi piacciono tutti i tentativi di renderla culturalmente soft, meno reale, lavata con dei sinonimi al solo scopo di farla apparire - con acrobazie mediatiche, trasfiguratrici della realtà - linguisticamente l'esito di conflitti sociali risolti, pacificati. L'ultimo trentennio è stato maestro in questa impresa. Se, ad esempio, parlando delle relazioni sui luoghi di lavoro dicevi padrone, subito ti vomitavano addosso l'epiteto di essere "retrò", di non comprendere la modernità, col risultato che assimilare operai e padroni (ops! imprenditori) ha nascosto, in termini di diritti, salari, sicurezza, contraddizioni che oggi ci si ritorcono addosso, e l'imbarbarimento, la violenza, i diktat sullo stato delle relazioni sui luoghi di lavoro stanno a testimoniarlo.
(continua)


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