Sicurezza sul lavoro
"Serve una Procura Nazionale"
Tempi lunghi della giustizia e tempi brevi per i magistratidi Santo Della Volpe per Articolo21
Basterebbero 5 righe per non interrompere il lavoro di anni e la prospettiva di creare una Procura Nazionale per la Sicurezza sui luoghi di lavoro: 5 righe di modifica all’articolo 19 del decreto legislativo n. 160/2006 che potrebbero recitare così: “le disposizioni dei commi 1,2 e 2-bis del presente articolo non si applicano ai magistrati che esercitano funzioni giudicanti e requirenti di primo e secondo grado addetti alle sezioni e ai gruppi di lavoro specializzati nella trattazione dei procedimenti penali aventi per oggetto reati commessi con violazione delle norme sulla tutela della salute e sicurezza durante l’attività lavorativa”.
In
questo modo le esperienze acquisite negli anni dell’inchiesta Thyssen
ed Eternit presso la Procura di Torino dal gruppo di magistrati che
collabora con il dott. Raffaele Guariniello di Torino,potrebbe salvarsi
dalla rotazione decennale imposta dalla legge e dalla relativa
applicazione da parte del CSM. Volendo la stessa deroga può essere
applicata ai magistrati della DDA, esperti in antimafia, come ha più
volte chiesto la Procura di Palermo; o al limite anche ai pool di
inchiesta sui reati di matrice economico-finanziaria, ad esempio della
Procura di Milano. Ma per ora restiamo all’emergenza che si è aperta a
Torino: in quell’Ufficio, come ha detto il Procuratore Capo Giancarlo
Caselli al CSM, sono 13 i magistrati che dovrebbero cambiare ufficio e
settore di lavoro, in avvicendamento con altri loro colleghi che non
hanno mai lavorato nei settori di destinazione: sono 17 a Milano, 11 a
Roma, 9 a Padova e 7 a Reggio Emilia,per dare un quadro nazionale più
vasto, ma in quegli altri Uffici, non c’è un pool così specializzato che
ha posto le basi anche per dimostrare che con indagini accurate ed
un’adeguata organizzazione del lavoro, si possono fare processi veloci,
indagini accurate e rendere,infine, giustizia alle vittime di infortuni
gravi e stragi sul lavoro o per il lavoro (casi Thyssnkrupp ed Eternit).
Basi
e “performance” che possono credibilmente far avanzare l’ipotesi,
basata su fatti, che una ‘Procura Nazionale sulla Sicurezza nei luoghi
di lavoro’ può far fare un salto di qualità nelle inchieste per i morti
nei cantieri, nelle fabbriche e nelle campagne. La rotazione
decennale, invece non aiuta:perché ci vuole tempo per imparare metodi
di indagine diversi da quelli usuali e soprattutto acquisire quella
mentalità ,nuova, che mette sullo stesso piano le morti sul lavoro con
gli omicidi, facendo scattare da subito perquisizioni,ricerca delle
cause, isolamento del luogo dell’infortunio senza inquinare la ricerca
di prove ecc. ecc. E non basta la proroga di 6 mesi o l’addestramento
di 6 mesi dei nuovi applicati insieme ai colleghi di più ampia
esperienza a superare i problemi dell’avvicendamento; perché magari in
quei 6 mesi non succede nulla che possa far scattare le indagini
mettendo alla prova i nuovi magistrati e soprattutto la mentalità dei
magistrati appena arrivati in Procura. E poi, perché , come è successo
per la Procura Nazionale Antimafia, è la specializzazione prolungata che
fa acquisire memoria storica e giudiziaria tale da poter affrontare
subito le indagini su una materia come i morti sul lavoro, che da troppi
anni continuano a restare sulla quota di 1000 vittime l’anno.
Le
proposte direttamente indirizzate al governo sono molto semplici ma
innovative (si possono leggere integralmente nel documento su citato);
ma hanno tutti una filosofia nuova nella stessa organizzazione della
giustizia: Quella cioè secondo la quale è necessario aggredire i
problemi più profondi del paese, con una maggiore specializzazione dei
magistrati. Ed è importante che il governo capisca che i morti sul
lavoro sono l’emergenza italiana, così come lo sono il lavoro, la tutela
del risparmio, le imprese e le libertà costituzionali con i diritti e
doveri di tutti. A questo proposito è importante che il ministro
Fornero abbia espresso subito la sua volontà di affrontare il fenomeno
morti sul lavoro, anche con interventi televisivi importanti sulle
trasmissioni dei programmi. Con una osservazione che ci permettiamo di
fare al ministro: se si vuole sradicare il fenomeno dei morti sul lavoro
bisogna lavorare sia sul piano legislativo che giudiziario, come il
ministro Fornero ha giustamente detto: ma allora, oltre a cercare di
assecondare il lavoro dei magistrati come il dottor Guariniello
(chiedendo al presidente Monti ed al ministro Severino di approvare per
decreto quelle 5 righe di cui parlavamo all’inizio), è necessario che
si rivedano i decreti attuativi della legge 81 del precedente ministro
Sacconi che avevano in parte stravolto il Testo Unico sulla Sicurezza
nei luoghi di Lavoro, approvato dal Parlamento per iniziativa del
governo Prodi. Quei provvedimenti attuativi hanno infatti allargato le
maglie discrezionali dei datori di lavoro in materia di sicurezza e
prevenzione, allentando anche la catena delle responsabilità e, in
sintesi, erano andate in senso inverso alla preoccupazione dei
magistrati di Torino ,favorendo invece quel senso di impunità che
favorisce ,alla fine, gli infortuni, sviluppando l’idea “che le regole
ci sono ma possono essere violate senza incorrere in effettive
responsabilità”. E’ una cultura della sicurezza e della responsabilità
da affermare,sia da parte dei datori di lavoro che dei sindacati e
lavoratori: ma per ora è mancata l’azione politica del governo per
affermare questa cultura nel Paese. Ci aspetteremmo che un governo ora,
rovesci l’impostazione del precedente esecutivo targato
Sacconi-Berlusconi.
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